La situazione di emergenza generata dal COVID -19 ha determinato la necessità di un cambio di organizzazione sia del lavoro dei docenti sia del metodo di studio degli alunni con la necessità di favorire, in via straordinaria ed emergenziale, il diritto all’istruzione attraverso modalità di apprendimento a distanza, quella che si chiama DaD e poi diventata D.i.d cioè didattica integrata (in parte in classe e in parte a casa per garantire il distanziamento nelle aule). Approfondiamo l’argomento con la prof.ssa Federica Consolini, socia Lions e Dirigente scolastica in una scuola superiore di Roma.
La situazione di emergenza, la sospensione delle lezioni in presenza, la drastica riduzione delle relazioni sociali, l’azzeramento da un momento all’altro delle interazioni educative in presenza hanno radicalmente mutato lo scenario della scuola ed il suo orizzonte di senso. La scuola si è ridefinita in maniera precisa come comunità di relazione dove ci si prende vicendevolmente cura gli uni degli altri; docenti, studenti, genitori, personale e dirigenti hanno dovuto fare i conti con le proprie criticità e debolezze tecnologiche, didattiche e organizzative, oltre che con le proprie debolezze, paure, ansie sul lato umano e psicologico; sono state stravolte molte certezze, molti luoghi comuni e molte tradizioni riferite a ciò che si ritiene essere il processo di apprendimento. Nello specifico, sono stati relativizzati tempo e spazio; hanno perso centralità i contenuti rigidi che un tempo si chiamavano programmi; sono andate in crisi le classiche e storiche modalità di valutazione: interrogazioni, compiti in classe con il docente che vigila girando fra i banchi; sono apparse sotto una nuova luce alcune linee di tendenza che sino ad oggi hanno faticato ad essere prese sul serio nella stragrande maggioranza delle scuole. Tra queste: la centralità delle competenze di base o soft skills: la consapevolezza. In questa situazione di emergenza, il vero e autentico compito è continuare ad essere razionali, saper gestire il flusso di informazioni, assumersi la responsabilità collettiva dei propri comportamenti individuali, imparare a cooperare anche a distanza, imparare a prendersi cura reciprocamente. Prendere atto che la personalizzazione dei percorsi di apprendimento si impone come normalità dell’educazione; l’esperienza diretta di quanto la cittadinanza digitale e il digital divide non siano solo contenuti dell’art. 5 della legge 92/2019 sulla Educazione Civica ma sostanza delle nostre relazioni e fondamento e struttura dell’essere cittadini oggi.
In sintesi, abbiamo imparato che lavorare a distanza e in digitale, il che richiede nuove modalità e stili di relazione (nuove netiquette, un nuovo galateo, nuove competenze professionali) capaci di andare rapidamente all’essenza delle cose. Da qui anche la necessità di ripensare le modalità dell’interazione didattica, della verifica e della valutazione. L’apprendimento a distanza viene favorito, nella società attuale, dalla presenza pervasiva di internet e dalla continua innovazione tecnologica che ha portato a nuove modalità comunicative e di condivisione, nonché di accesso alle informazioni. Le nuove tecnologie e i canali di comunicazione disponibili sono divenuti ottimi alleati per ovviare alla distanza fisica e permettere agli studenti di vivere una dimensione molto più ampia e varia di una classe tradizionale. L’apprendimento a distanza consente di studiare e di insegnare anche da casa rispettando i propri tempi ed organizzando autonomamente la scansione temporale dello studio.
Nella didattica a distanza l’attività educativa è mediata dal computer e dalla connessione internet. Il docente, diventa una sorta di regista/tutor che prepara il materiale, determina e segue le attività svolte dallo studente, attiva pratiche valutative.
Anche i ruoli e impegni vengono a collocarsi e a displicarsi in una dimensione spazio temporale differente: il compito dell’insegnante è quello di creare delle situazioni di apprendimento di cui gli studenti possano fruire autonomamente, dalla propria abitazione. I ragazzi possono essere indirizzati a lavorare in autonomia o a collaborare con i compagni, in attività prive di un feedback immediato o con la costante assistenza del docente. A decidere se e quando intervenire in questo processo di autoapprendimento, è il docente stesso, per valutare, orientare e creare ulteriori occasioni educative per stimolare la riflessione e l’approfondimento.
Il dirigente scolastico, in tutto questo, ha il dovere di formare il personale, indicare la strada da seguire perché inevitabilmente molti docenti hanno avuto un iniziale smarrimento, interrogandosi su come rimodulare la didattica, la differenza tra le attività sincrone ed asincrone, come rispettare i tempi per far sì che gli studenti non passassero da una lezione all’altra come una catena di montaggio e quanti minuti da erogare a distanza, quante pause per rispettare la corretta esposizione al videoterminale.
La gestione di tutto questo e il garantire la prevenzione al rischio di esposizione al virus è stato compito primario dei dirigenti scolastici, compito non facile, anche in considerazione delle carenze dell’edilizia scolastica, la mala abitudine di riempire le classi come pollai. Questo ha reso molto più difficile la riorganizzazione degli spazi ma ce l’abbiamo fatta e stiamo fronteggiando al meglio, rispondendo e predisponendo azioni anche per coprire inefficienze di altri come i trasporti. Siamo stati più volte chiamati a gestire l’emergenza con cambi repentini di orari, senza pause né estive né domenicali.
Ora la campagna vaccinale è in pieno fermento e tutto il personale scolastico ha risposto con coscienza. Dal mio punto di vista di dirigente, credo che questo brutto periodo finirà e ci ritroveremo ancora più forti ed uniti con maggiori competenze e guarderemo indietro con una nuova consapevolezza e un nuovo bagaglio pieno di opportunità da mettere in atto. Speriamo che questa pandemia serva anche alle istituzioni affinché supportino sempre le scuole che, da sempre, sono luogo e fondamento della società su cui basare il futuro delle generazioni e supporto alle famiglie e al loro lavoro. Mai come in questo periodo la sinergia tra enti locali, genitori, scuole, mondo del lavoro è stata essenziale ed il corretto funzionamento di tutto ciò, è essenziale per una società civile del ventesimo secolo.
In questo periodo è stato importantissimo il rapporto con i genitori infatti è stato rinnovato il Patto di corresponsabilità con la scuola per garantire una corretta applicazione delle misure di sicurezza anche una volta usciti da scuola. Inoltre, la scuola ha cercato di sopperire alla mancanza di connessione domestica o di device, organizzando anche questo servizio di consegna di pc.
La macchina della scuola ha funzionato e sta funzionando, dando prova di grande flessibilità, disponibilità e capacità di resilienza e sono certa sapremo far Tesoro delle innovazioni tecnologiche e digitali introdotte ma riprendendo quell’aspetto relazionale e di contatto che tanto ci manca.
Lion Prof.ssa Federica Consolini.
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